... dal coordinamento dei comitati "no al dal molin" (quello di Albera, per intendersi).
Con tutte le possibili iniziative che si potrebbero organizzare per continuare ad opporsi alla nuova base, è mai possibile che Albera ed il suo comitato decidano di impegnarsi per far firmare ai candidati un "patto" in cui si impegnano a bloccare la costruzione della base?
Anche con tutta la buona volontà del mondo, non posso non pensare che sia un vero e proprio assist ad Asproso ed a Variati, ovvero a quelli che grazie a questo patto possono sperare di ri-affermarsi come oppositori della base, nonostante nei mesi scorsi non si siano spesi più di tanto (o per meglio dire, per nulla).
Durante l'incontro di sabato scorso all'auditorium Canneti, Cinzia Bottene, a nome anche del resto della lista (e quindi anche mio) si è giustamente rifiutata di aderire. Giancarlo Albera si è permesso, nel prendere atto del rifiuto, di ribadire che l'adesione al suddetto patto è una "questione di coerenza". Peccato che si sia dimenticato di indirizzare lo stesso tipo di richiamo nei confronti di Variati, che si è rifiutato di esprimere un paere rispetto all'assegnazione dell'appalto per la nuova base alle cooperative rosse CCC e CMC, notoriamente legate a doppio filo agli ex DS, e quindi ora al suo democraticissimo partito. Si è dimenticato, il buon Albera, anche di richiamare Asproso, che pur militando nei verdi, non è che si sia poi speso più di tanto per il disastro ambientale causato dalla rottura dell'oleodotto.
Si è permesso però di richiamare alla coerenza il presidio permanente, come se due anni di lotte e di battaglie non fossero sufficienti a testimoniare la volontà della gente di ponte marchese di fermare la costruzione della nuova base.
A margine, ci sarebbe anche da chiedersi in base a cosa Albera si sia auto-assegnato il ruolo di giudice dell'altrui coerenza nella lotta contro il Dal Molin.
Normalmente il giudizio sintetico è riservato alla categoria "c'è del marcio in lista", ma in questo caso la doppietta è decisamente appropriata. Quindi...
Giudizio sintetico: mavvaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaffanculova!
lunedì 31 marzo 2008
Vicenza Libera...
Pasolini si sbagliava
La settimana scorsa, come è noto, tre attivisti del Presidio Permanente hanno ricevuto la sgradita visita della Digos, che nel quadro delle indagini sul fallito attentato all'oleodotto dell'estate scorsa, ha sequestrato i computer e altri materiali ai tre sventurati.
I comunicati e le iniziative del presidio hanno già provveduto a far emergere i numerosi elementi contraddittori che caratterizzano il provvedimento della magistratura, quindi non mi dilungo oltre.
Vorrei solo fare delle brevi considerazioni sul comportamento degli organi giudiziari e delle forze dell'ordine.
E' possibile che vengano autorizzate delle perquisizioni a partire da un impianto accusatorio talmente labile e precario da far sorridere chiunque lo legga? Com'è possibile che la Digos metta insieme una ricostruzione talmente fantasiosa, senza che nessuno si renda conto che non ha nemmeno un barlume di logica o di credibilità? E com'è possibile che un magistrato dia il via libera alle perquisizioni a partire da un teorema così infondato e fantascientifico?
Molto semplicemente, non è possibile, se non partendo dal presupposto che la magistratura e le forze dell'ordine non sono arbitri imparziali che vigilano sul rispetto delle regole, ma piuttosto avversari che hanno l'obiettivo di contrastare l'azione politica di un movimento.
Non è certo una novità, e basta dare una letta al curriculum del questore Sarlo per accorgersi che già in passato si è distinto con una certa efficienza in operazioni di questo tipo.
Senza fare troppi discorsi sull'imparzialità della magistratura, nè men che meno su quella delle forze dell'ordine, mi viene da farmi delle domande.
Che dignità possono avere delle persone che dopo due anni trascorsi nelle piazze a "sorvegliare" orde di casalinghe, studenti, pensionati, e famiglie, riescono a presentarsi in casa loro alle sette di mattina per sequestrargli il computer, accusandoli di aver messo una bomba all'oleodotto?
Io trovo che mettersi nei panni altrui sia sempre molto utile, perchè spesso aiuta a capire che non tutti ragioniamo nello stesso modo, e di consequenza aiuta ad essere più equilibrati.
Ma in questo caso è impossibile. Non riesco a mettermi nei panni degli ispettori della digos. La mia dignità me lo impedisce. Lo trovo vergognoso oltre ogni possibile capacità di sopportazione.
Non penso possano esistere al mondo dei motivi validi per spiegare tali ignobili comportamenti.
Spero che magistrati e sbirri vari se ne rendano conto.
In casi come questo non riesco a fare a meno di pensare che "l'uomo finisce dove inizia il soldato".
Vicenza libera...
... dai proclami sulla sicurezza. E, di conseguenza, da Valerio Sorrentino. E dagli sceriffi del Partito Democratico.
A Vicenza la criminalità NON è in aumento. Gli addetti ai lavori lo sanno perfettamente: lo sa la questura, lo sanno i vigili urbani, lo sa benissimo anche Valerio Sorrentino. Vicenza è una città tutto sommato tranquilla, si può girare tranquillamente per le strade, anche e soprattutto di notte, visto che dopo l'una non c'è anima viva (e nemmeno anima morta).
Un paio di anni fa l'ardito Sorrentino veniva intervistato da un cronista del Giornale di Vicenza, che gli faceva delle domande riguardanti per l'appunto il problema della sicurezza e le contro misure adottate dal comune. Inconsapevolmente l'assessore svelava in modo molto esplicito la fallacia e l'inconsistenza delle proprie politiche, dichiarando che di fatto a Vicenza non c'erano veri e propri casi di crimine diffuso tali da mettere a rischio la sicurezza dei cittadini. Il problema da risolvere era piuttosto quello della "percezione di insicurezza", che può essere causata, secondo Valerio, da gruppi di immigrati che stazionano di fronte ai locali, o da persone che camminando per la strada sputano per terra.
Non spiegava però Sorrentino come potessero risolvere questo tipo di problemi misure come l'installazione di sistemi di videosorveglianza, o l'aumento delle pattuglie di vigili urbani, o l'assunzione di squadre di Pantere, o le ordinanze che vietano di fare qualsiasi cosa nei parchi che non sia attraversarli a piedi.
Non sembrava nemmeno rendersi conto che la causa della percezione di insicurezza non è causata dai gruppi di immigrati, quanto piuttosto dal modo ossessivo con cui questo tipo di tematiche invadono i mezzi di comunicazione ed i dibattiti politici.
E' piuttosto logico che un cittadino si senta insicuro, se ogni giorno legge sul giornale che il problema della sicurezza sta diventando pressante, che non ci sono abbastanza vigili, che non ci sono abbastanza carabinieri, che bisogna ingrandire la questura, che bisogna installare più telecamere, che bisogna fare ordinanze più restrittive contro i mendicanti, che i parchi sono diventati ricettacoli di malviventi, e via dicendo.
Piuttosto, è poco logico che questo tipo di discorsi non prendano se non raramente in considerazione i problemi o le situazioni che questo tipo di provvedimenti dovrebbero risolvere.
Faccio un esempio concreto.
Qualche anno fa il sindaco Hullweck firmò un'ordinanza con cui vietava di bivaccare nei parchi cittadini. Suscitò molto scalpore, nonchè una squallida e classista iniziativa promossa dal democratico Quero, il quale sosteneva che per porre fine al degrado dei parchi non servivano ordinanze, ma era necessario che i vicentini tornassero a vivere gli spazi verdi.
Nessuno ebbe la premura di provare a capire qual'era il vero motivo alla base dell'ordinanza. Lo scoprii qualche anno dopo, intervistando a riguardo il comandante dei vigili per una ricerca che stavo facendo. Mi disse che in realtà l'ordinanza era stata predisposta per porre rimedio a dei casi specifici di persone già note alle forze dell'ordine ed ai servizi sociali, che spesso disturbavano la quiete di Campo Marzo e dei Giardini Salvi.
Riepilogo: un gruppo limitato di persone con problemi di tossicodipendenza stazionano presso un parco. Per risolvere il problema, viene stilata un'ordinanza che vieta di fare praticamente qualsiasi cosa nei parchi cittadini; vengono assoldate squadre di vigilantes privati (le Pantere) per sorvegliare sul rispetto di tali norme; le persone all'origine del problema vengono considerate un problema di ordine pubblico, e vengono fatte oggetto di multe e denunce.
Il problema è stato risolto? No.
Cosa si è ottenuto? Che i parchi sono diventati dei non-luoghi, dove tutto è vietato. Non è vero che prima dell'ordinanza i vicentini non vivevano i parchi della loro città. Adesso invece fanno fatica, perchè buona parte delle attività che richiamavano i cittadini nei parchi sono state vietate. Mi è successo personalmente più e più volte di essere rimproverato perchè giocavo a calcio a Parco Querini, o perchè mi sdraiavo su una panchina a prendere il sole.
Se si volesse essere concreti, bisognerebbe prima di tutto iniziare a considerare i tossicodipendenti e gli "sbandati" (come vengono chiamati) delle persone che hanno bisogno di qualche forma di aiuto e di assistenza, e non dei criminali che vanno cancellati dalla città perchè ne peggiorano il "look". Poi bisognerebbe provare a organizzare delle iniziative che rendano i parchi (e soprattutto altre aree della città, quelle veramente degradate) più fruibili e più vivibili.
E soprattutto, bisognerebbe smettere di inondare le pagine dei giornali con questa retorica securitaria da quattro soldi, che è una delle cause principali della preoccupazione dei cittadini.
Al contrario, il dibattito sulla sicurezza non è più nemmeno un dibattito, perchè i partiti politici l'hanno assorbito a tal punto che è diventato scontato, e le politiche di tolleranza zero sono uno dei più solidi tra gli ormai innumerevoli "valori" condivisi da centro-destra e centro-sinistra.
E pensare che qualche anno fa certi discorsi li faceva solo Gentilini...
Il lupo perde il pelo ma non il vizio
E' stato un brutto colpo quando un paio di giorni fa ho letto sul Giornale di Vicenza la presentazione della candidata sindaco Franca Equizi e della sua lista, Riscossa Democratica.
In un passo dell'intervista, l'ex assessore Equizi diceva che non avrebbe mai potuto candidarsi assieme alla lista Vicenza Libera, a causa dell'eccessiva presenza di no global e gente dei centri sociali.
Confesso che ci sono rimasto male. In realtà, come ogni "ragazzo dei centri sociali", sono piuttosto abituato ad essere tenuto in scarsa considerazione dagli esponenti del mondo politico. Ma continuo ad essere poco abituato ai voltafaccia.
Nell'ultimo anno e mezzo di vita al presidio permanente avevo creduto (e con me anche molti altri) che tra "noi dei centri sociali" e Franca Equizi si fosse costruito un rapporto di fiducia e di rispetto. Avevo messo da parte l'astio accumulato durante gli anni in cui la pasionaria leghista tuonava in consiglio comunale contro i centri sociali, i continui sussulti xenofobi nei confronti dei rom, e quant'altro. Mi ero convinto che la causa del Dal Molin fosse davvero riuscita a compiere un miracolo, a riavvicinare persone distanti anni luce, a far camminare fianco a fianco chi fino a poco tempo prima non riusciva nemmeno a guardarsi in faccia.
Ne avevo parlato anche con Franca, qualche tempo fa, mentre, seduti su una panchina del centro sociale Bruno di Trento, mangiavamo un (ottimo) piatto di pasta per rinfrancarci dopo la contestazione a Prodi. Le spiegavo quanto strano fosse per me pranzare assieme a lei in un centro sociale; mi disse che tutto sommato aveva cambiato idea su di noi, che credeva fossimo persone diverse, e che invece aveva scoperto che noi dei centri sociali siamo gente "con le palle" (che per una leghista presumo essere uno dei migliori complimenti che si possano fare).
Era stata una bella conversazione, una di quelle che ti fanno sentire orgoglioso del valore di ciò che stai facendo.
Per questo mi ha dato fastidio leggere quell'intervista. Perchè non ho capito se la Equizi abbia messo da parte l'esperienza degli ultimi due anni nella speranza di raggranellare qualche voto in più, o se invece l'abbia sempre pensata in questo modo, e abbia semplicemente considerato il tendone del presidio come un palco scenico su cui inscenare la sua recita.
Le due alternative mi sembrano talmente bieche e meschine che non riesco a decidere quale delle due possa essere peggiore.
Giudizio sintetico: mavvaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaffanculova!